"L'anno scorso ho scoperto la Finlandia; ho cominciato quest'anno scoprendo Firenze. Dopo tutto, è una questione di ordine alfabetico. Tutto ciò ben si addice alla mia nevrosi, che unisce ambizioni enciclopediche e manie rigorosamente metodiche. Prima della Giamaica dovrebbe venire la Francia" Giorgio Manganelli.
Le immagini e i commenti che qui si trovano non seguono un progetto o uno schema. Le immagini sono tratte da internet e funzionano da mere suggestioni. Ogni eventuale violazione di copyright è casuale e me ne scuso in anticipo.

martedì 30 novembre 2010

brancaleone


Molti ora ri-parlano dell’unità d’Italia. Sarà la crisi del governo Berlusconi, sarà la chimera del federalismo, sarà semplicemente il 150esimo con le sue opportunità di lavori a termine, ma anche su questo si sta sviluppando la solita lotta per bande con cascami di tutti i tipi. Può essere poi che io, da figlio di un istriano che non è stato certo favorito dai disastri italiani, sia suscettibile.
Comunque in fila longobarda (come direbbe Brancaleone) tutti si accodano. Due eventi legati al cinema mi spingono a buttare giù delle righe di sfogo, in buon stile patetico. Ho visto Noi credevamo di Mario Martone e ieri Mario Monicelli si è suicidato.
La televisione ha fatto moltissimo per ri-fondare l’Italia una o due volte; ma, dopo l’epoca delle stragi e delle Brigate Rosse, ai miti della prima fase mediatica (quelli di quando ero bambino) si sono sovrapposti livelli e livelli di altre cose: aggiunte ingombranti che hanno mutato o sopito gli interessi del pubblico nei confronti della propria storia, anche quella più risibile.
Cosi i film che guardavo a getto continuo da bambino sono svaniti dai palinsesti; anzi per vedere i capolavori di Monicelli o quelli del primo Kubrick bisogna aspettare funerali e consimili.
Si fa sentire. la mancanza di un’ enciclopedia storica attuale, che passi in televisione per dare qualcosa in più della gnocca in salsa politica. Secondo me occorre un racconto nuovo e corretto della storia di questo paese. Ovviamente ci sono eccezioni eppure il fastidio è totale, e torna a gola ogni volta si semplifichi o si trasformi una cosa in un’altra, come la Maremma tramutata in pampa Argentina di una recente fiction.
Quando si è figli di un uomo in esilio ci si attacca al posto dove si nasce, e che nel caso mio è ancora più uterino, perche legato a mia madre. Così per me essere italiano, o avere un passaporto italiano, passa soprattutto per Firenze, mia madre e suo padre, mentre i parenti di mio padre vivono nell’Istria croata, a Vienna o negli Stati Uniti. La Firenze di mio nonno Giulio Brilli è comunque tramontata. Mi chiedo cosa direbbe ora se fosse vivo uno che è stato ardito nella prima guerra mondiale, che da socialista divenne fascista antimonarchico, che si aspettava da Mussolini una rivoluzione che non venne. Mai.
Apprezzo Martone visto che ho amato Morte di un matematico napoletano: film che uscì in un momento di forte cambiamento della mia vicenda personale di fiorentino in America, di storico dell’arte che voleva tornare a casa, a Firenze appunto. Questo film invece è bello, ma ho provato fastidio e ho guardato alle vicende di questi mazziniani del Sud con una partecipazione difficoltosa. La fotografia è bella, le ricostruzioni precise, gli attori bravi. La rivoluzione non è venuta, difatti. Mi sono commosso solo a sentire le canzoni dei garibaldini, trasferendo arbitrariamente il ricordo di mio nonno Giulio in quel momento. Perchè io so che fu la retorica, il mito del risorgimento a farlo partire volontario, e magari a sparare addosso al padre del suo futuro genero. Questi per altro era figlio di un altro Vosila che aveva combattutto le guerre italiane per gli Asburgo; era un uomo che si esprimeva in veneto ma ancor più spesso nel dialetto croato dell’Istria, che se doveva leggere qualcosa leggeva in tedesco, lingua (o espressione culturale?) che poi usava con subalterni e superiori nell’esercito imperialregio.
Molti personaggi di Monicelli fanno ridere, perche piangere di quei figuri vorrebbe dire piangere dei nostri clan, delle nostre tribù d’italiani, con le loro povertà e ricchezze malformate.
I personaggi di Martone sono solo tragici e mettono in soggezione, perche se il complesso delle passioni, delle aspirazioni e dei risultati fu solo quanto sintetizzato dal suo film i tanti morti dalla prima guerra mondiale alla resistenza , persino alla bombe della nostra epoca sarebbero il frutto amaro di un’ occasione mancata. Un disastro per chi, come molti in Istria, voleva soltanto starsene in pace a guardare il mare e parlare un poco in croato, un poco in tedesco e soprattutto in italiano

Teschio, teschi


Albrecht Dürer, The Coat of Arms of Death

Tra dispacci internazionali, immagini indiamantate di morte, alluvioni e monnezza a Napoli
mi sale la tristezza e mi vengono a mente certi versi di Francois Villon (morto o scomparso al mondo nel 1463), rime che cito in una traduzione italiana (curata da Roberto Mussapi per ilSaggiatore):
"Vento, grandine, gelo, ho il mio pane,
Io sono ruffiano e la troia mi segue,
Legati e uniti, nessuno è il migliore,
L'uno val l'altro, loschi il gatto e il topo,
O amiamo la sozzura o ci viene a cercare,
Noi fuggiamo l'onore e lui ci sfugge,
qui nel postribolo dove viviamo
(F. Villon, Ballade de la Grosse Margot)

venerdì 19 novembre 2010

miti personali e 'amici di famiglia' (immagini tratte da internet) 4: Sun Yat Sen


Dr. Sun Yat Sen, l'uomo che ha svegliato la Cina
"Democracy is government by the people. With this form of government the sovereign powers of a state are in the hands of the people"

miti personali e 'amici di famiglia' (immagini tratte da internet) 3


Gong Li: l'attrice più bella...

miti personali e 'amici di famiglia' (immagini tratte da internet) 2


sotto questa bandiera mio nonno, il mio bisnonno e ancora prima...

miti personali e 'amici di famiglia' (immagini tratte da internet) 1


L'ultimo Imperatore
Karl I Kaiser von Österreich und als Karl IV König von Ungarn und Kroatien und als Karl III König von Böhmen

Tokyo





















giovedì 18 novembre 2010

New Books







In questi 2 volumi abbiamo sistematizzato le vicende del David di Michelangelo, rileggendo le fonti, i documenti e le interpretazioni degli storici.
Le novità più evidenti del nostro contributo sono:
1) il gigante di Michelangelo non è stato scolpito da un blocco sciupato da un incerto maestro quattrocentesco; invece il primo artista che ebbe in carico il colossale blocco, Agostino di Duccio, aveva terminato una figura di David, pagatagli una bella cifra nel 1466.
2) Michelangelo, nel 1501, ottenne la commissione sopra altri concorrenti, tra cui Leonardo, grazie a misteriosi amici che lo richiamarono a Firenze da Roma. Fra questi probabilmente Lorenzo di Pierfrancesco de'Medici, che in quel giro di mesi spinse perchè il Buonarroti eseguisse pure un David in bronzo da inviare in Francia come dono diplomatico dei fiorentini
3) nella mano destra del David si scorge la parte apicale di un oggetto che doveva essere realizzato in metallo e che fu poi eliminato nel trasferimento del gigante dall'area sacra a quella politica, dove valeva di più la nudità di matrice antiquaria.
L'oggetto era probabilmente un fustibalus, o frombola a palo, un palo di legno o bastone da pastore cui si attaccavano le corregge di una fionda trasformando il pastore in un guerriero
4) il David di Michelangelo in piazza della Signoria mutò il luogo in una moderna agorà, secondo i progetti di Piero Soderini, gonfaloniere perpetuo della Repubblica Fiorentina





mercoledì 17 novembre 2010

sabato 13 novembre 2010

Beauty and Michelangelo

We live in a world that is slowly emasculating words power, most of all the fluid possibility for words to express things that we cannot see. On the contrary a tangle of images is taking our independent imagination by siege, and in order to establish a balance between spirit and senses we can only evaluate what looks real and human, scientific, historical and social.
Thus it is particularly difficult for modern women and men to imagine physical beauty as an elevating subject for any artist to contemplate and to portray beyond the distractions and the trammels of sexuality.
Accordingly, many mighty statues carved by Michelangelo are resistant to common sense since they surprise us for a mysterious quality. A mystery beyond mere semblance.
Those celebrated images were once to be poetic and philosophical expressions of the artist himself: a man who, during a time of social and political turmoil, was often torn between envisioning a new artistic grammar and the need to establish his otherness from past generations of artisans or the coeval legions of imitative artists concentrated on nature, reality, history.
In many of his sonnets, Michelangelo asserted that Beauty in nature is only an imperfect copy of ideal Forms. Following a vernacular, Christianized version of Plotinus’s Platonism, he believed that enlighten artists could learn about Ideals by reflecting on the beauty of sensory objects and then-through creative imagination-discover in their own minds the Ideals from which all sensory objects are imperfectly derived. Once artists have apprehended those Ideals, they can use knowledge to create a beauty more perfect than any seen in nature.
Being also a poet, Michelangelo wanted to transmit something more philosophical and lyrical about his inventions in spotless marble. He thus took the most sensual and immediately interesting object, the human body, and tried to put that notion out of reach of time and desire.
Thus Buonarroti carved a new type of statues, imagining those figures were as spoken images: not characters and names but as nouns, not images of humans but as actions and verbs.
Nowadays the pleasant bodies Michelangelo imagined for the David, the Bacchus or the Vatican Pieta arouse interest and aesthetic satisfaction almost to the detriment of those meanings he and his patrons wanted to show through.
However, we might assume that the full range of Buonarroti’s imaginative skills was well understood only by the most educated contemporaries, that is to say that portion of late-Humanist culture that has passed on to us a novel aesthetic of the body: a classical quality poised between Holiness and Sensuality, Nature and Ideals, Christian values and ancient like forms.

Many go to the Accademia merely to be recounted of an old tale and to admire the evident beauty of the David, assuming that quality depended on the emulation of nature and not on ‘philosophical’ imagination. Most visitors are concerned to understand if that very icon of male beauty was born on the basis of a peculiar human being, a model beloved by Michelangelo for his semi-divine appearance. This certainly could reassure us in a time of pubertal approach toward pseudo-independent representations of our bodies, a pseudo-freedom from the boundaries of history, religion and taboos underlined even by advertising and fashion.
This awkwardness, this rather confusing overview remind us of few words by Coleridge “The intelligible powers of ancient poets, the fair humanities of old religion, the Power, the Beauty and the Majesty, that had their haunts in dale or piney mountain…all these have vanished. They live no longer in the faith of reason” .

venerdì 12 novembre 2010

Mysteries of Michelangelo’s David

Michelangelo’s David is one of the most celebrated sculptures of all times. In 1568 Vasari wrote that “anyone who has seen [the David] has no need to see anything else by any other sculptor, living or dead.”
However, there are still many mysteries concerning this masterpiece as 2 new books demonstrate (S.Risaliti, F. Vossilla, L’altro David, and Metamorfosi del David, Firenze, Cult ed., now in Italian, soon in English) .








Photo: Corriere della Sera- Corriere Fiorentino

domenica 7 novembre 2010

il David e il Duomo


In questi giorni appariranno a Firenze delle copie del David di Michelangelo, che rievocheranno l'originale destinazione del capolavoro nell'alveo sacro della Cattedrale. Anche per questo con Sergio Risaliti abbiamo scritto due nuovi saggi L'altro David e Metamorfosi del David , volumi che verranno presentati venerdi 12 novembre al museo dell'Opera del Duomo, a pochi passi da dove Michelangelo lavorò

Tokyo, statue e dolci


busto del bandinelli a berlino

Il Museo Bode di Berlino ha acquistato un busto del XVI secolo, che anni fa ho scoperto in una collezione privata e che ho poi attribuito a Baccio Bandinelli, artista fiorentino dei più importanti del Rinascimento maturo.
Fa piacere vedere che la mia attribuzione è stata confermata dagli esperti dell'istituzione.
Così ho deciso di aggiungere a queste pagine l'articolo del 2001 dove rendevo nota la piccola scoperta.




















giovedì 4 novembre 2010