"L'anno scorso ho scoperto la Finlandia; ho cominciato quest'anno scoprendo Firenze. Dopo tutto, è una questione di ordine alfabetico. Tutto ciò ben si addice alla mia nevrosi, che unisce ambizioni enciclopediche e manie rigorosamente metodiche. Prima della Giamaica dovrebbe venire la Francia" Giorgio Manganelli.
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sabato 18 dicembre 2010

vota antonio, vota antonio (nel 2011 ?)




Bisognerebbe andare presto al voto. Meglio sarebbe con un premio di maggioranza ridotto (tra l'altro sono sempre stato favorevole al proporzionale), meglio con le preferenze. E' una questione di civiltà politica a questo punto. Comunque qualunque governo del futuro dovrebbe affrontare dei sostanziali interventi nei 2 settori che mi stanno a cuore : Cultura e Università. Il disagio registrato a Roma lo scorso 14 potrebbe essere solo l'inizio di una fase di grandi tensioni.
Per quanto riguarda i Beni Culturali, se è vero che essi ci fanno guadagnare e crescere perche legati al turismo, non è la valorizzazione a fare la differenza, quanto la conservazione.
Qui occorrono piani nuovi per fronteggiare sia i disastri ambientali (e persino cose spicciole tipo le nevicate di questi giorni) sia i grandi flussi turistici, che in primis fanno scomparire le peculiarità dei nostri centri storici (con attività commerciali e offerte di tutti i tipi , essenzialmente generiche per compiacere bisogni globali). Si tratta di fenomeni in parte irreversibili ma che meriterebbero un controllo più serrato, capacità di comunicare con altre culture in modo nuovo e maggiore disponibilità nei confronti di un turismo più responsabile.
Soprattutto occorrono investimenti per manutenzione e restauri. Più denari per assumere (anche con nuovi criteri) tecnici a vari livelli che si occupino dall'interno della macchina istituzionale di conservazione e di didattica. La valorizzazione invece potrebbe vedere bene l'intervento del privato, laddove i privati forniscano servizi significativi.
Il problema è quello di trovare più denari e di partire dall'emergenze senza clientele.
Certamente lo stato dovrà decidere cosa tagliare, ma in questo settore gli sprechi nascono dalla mancanza di personale e dal rapporto infantile pubblico- privato.
In tal senso anche la stagione delle grandi mostre potrebbe essere terminata, se piuttosto si organizzassero piccole esposizioni a fini essenzialmente didattici e informativi. Quanti cinesi o giapponesi riescono senza ausilio di guide specializzate a decifrare il senso della nostra arte religiosa, o addirittura quanti di loro sanno semplicemente orientarsi all'interno dei nostri musei?

Al contempo una riforma universitaria è necessaria per salvare l'istruzione pubblica di livello più alto. Oltre alla caccia agli sprechi (per esempio gli atenei inutili, oasi di clientele in territori desertificati) la riforma della docenza non è più rimandabile. Servono contratti e non concorsi, e che questi contratti diventino da brevi a lungo termine con un sistema meritocratico (legato alla ricerca ma anche alle capacità didattiche) analogo a ciò che succede in molte università statunitensi.
Nel contesto attuale però nessuno abbia il coraggio di alzare le tasse universitarie, visto che per ora i percorsi formativi agitano solo fantasmi e velleità.

(la foto è di H.Newton, Tomba di Talma, Père Lachaise, Parigi, 1977)

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